Immigrazione:
braccio di ferro in consiglio, la spunta l'Udc. Alla fine è
intesa sul decreto per gli irregolari
ROMA - I Ministri al termine del Consiglio si erano
lasciati con l'impegno di non parlare all'esterno di decreto
sulle regolarizzazioni prima dell'approvazione della legge
Fini-Bossi.
Ma, alla fine di una riunione un pò vivace, il governo ha scelto
proprio questo strumento legislativo per trovare una soluzione
alla questione sollevata dall'Udc sulla regolarizzazione dei
lavoratori stranieri precari.
Arrivare a quest'accordo non è stato però per niente facile.
Infatti, ancora una volta nel Consiglio dei Ministri s'é vissuto
l'ennesimo duro braccio di ferro tra ministri centristi e il
Guardasigilli, il leghista Roberto Castelli.
Uno scontro durante il quale, a quanto si apprende, Buttiglione
insieme a Giovanardi avrebbe esplicitamente detto che se non si
fosse confermato l' impegno del governo "nero su bianco" a
favore di un decreto, l'Udc non avrebbe votato la legge
Bossi-Fini la prossima settimana al Senato.
"L'accordo politico sul cosiddetto odg Tabacci - avrebbe detto
il Ministro per le Politiche Comunitarie - è stato chiaro sin
dall'inizio della discussione sulla legge Bossi-Fini. Allora
furono presi impegni precisi e, guardate - avrebbe aggiunto -
che se non vengono onorati da tutti, noi dell'Udc non votiamo la
legge al Senato, fatevi i conti un pò voi..".
Anche l'altro ministro centrista, Carlo Giovanardi, avrebbe
esposto questa tesi , ribadita in un'intervista al "Giornale".
Contro queste posizioni si sarebbe espresso Castelli secondo cui
i centristi avrebbero inserito via via nel corso del tempo nuovi
ostacoli all'approvazione della legge. Ma da più parti, a
cominciare dal vice-premier Fini e dal suo collega Roberto
Maroni, gli è stato fatto osservare che non era presente alle
riunioni in cui s'era sancito questo accordo.
Così, dopo un primo momento di imbarazzo generale, sarebbe stato
lo stesso Fini a proporre di mettere nel verbale della riunione
l'impegno a presentare un decreto sulla materia, così da
rispettare la contemporaneità di entrata in vigore tra questo
provvedimento e legge Bossi-Fini. "Tutti sappiamo bene - avrebbe
osservato Fini - che se l'Udc non vota al Senato la legge non
passa...". Lo stesso Silvio Berlusconi, nel corso della
riunione, avrebbe assicurato i ministri dell'Udc sulla reale
volontà di corrispondere agli impresi presi. L'assenza di
Umberto Bossi al Consiglio di oggi, a quanto si apprende,
avrebbe subito messo in allarme i centristi, timorosi che la
loro richiesta potesse essere rinviata a dopo il voto al Senato
e magari si potesse perdere per strada una volta che la legge
venisse approvata. Ma alla fine non è andata così.
Ora però la partita si sposta sul piano mediatico. L'Udc,
infatti, non ci sta a passare per una forza che intralcia il
lavoro del governo. "Ora c'é un problema di immagine - ragionano
alcuni dirigenti dell'Udc - e deve emergere con chiarezza che
l'impuntatura della Lega è stata una stupidaggine. C'é stata
tutta questa fibrillazione perché il Carroccio temeva di perdere
la faccia, mentre sarebbe stato molto più semplice approvare
l'emendamento di Tabacci alla Camera...Comunque tutto è bene ciò
che finisce bene...". (ANSA).
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